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  • Nuove relazioni dopo una separazioni con figli

    Dopo una separazione ci sono molti aspetti della vita che cambiano e, prima di trovare un equilibrio adeguato per poter pensare di inserire qualcun altro, è importante elaborarli, gestirli e definirli meglio.

    Questo diciamo che sarebbe la miglior modalità per affacciarsi nuovamente ad una nuova relazione dopo la separazione.

    Non sempre va così. Capita spesso che una nuova relazione arrivi prima.

    Magari in modo un pò confuso, altre volte come persone ferite che cercano conferme, oppure può capitare si inizino relazioni per avere qualcosa di leggero che aiuti a gestire il periodo che si sta attraversando.

    Eppure sarebbe importante avere quello spazio di ricerca nel ritrovarsi come persone, nel recuperare le forze dopo l’evento della separazione, nel ricostruire il nuovo equilibrio mettendo un punto alla relazione che si è deciso di concludere, o che l’altro o l’altra hanno scelto di non portare avanti.

    Cosa succede quando una relazione finisce? Ne ho parlato in un articolo.

    mamma separata stanca

    Credo sia necessario prendersi del tempo per elaborare i propri sentimenti e i propri bisogni, prima di lanciarsi in una nuova relazione. Sarebbe ottimale dedicarsi del tempo alla propria guarigione emotiva, al lavoro su se stessi e alla riflessione sulla propria visione del futuro e delle relazioni.

    Io questo tempo me lo sono dato parzialmente.

    In che momento mi trovavo quando ho deciso di separarmi?

    Ero mamma da un anno, ero tornata da Corfù (isola che avevamo scelto per vivere io ed Emanuele prima ancora che sapessimo dell’arrivo di Chloe), avevo un problema familiare molto grosso, ero senza lavoro, senza auto.

    Sono stata io a dire che era meglio separarci, ma l’ho fatto perchè non vedevo possibilità di miglioramento. Insomma la coppia non esisteva più e non solo, da un pò di tempo ogni cosa veniva fraintesa o forse detta nel modo sbagliato.

    Non siamo mai andati in terapia di coppia, o meglio, lo ha proposto Ema inizialmente, ma io ero titubante, e quando poi pensavo potesse essere utile, era lui ad aver cambiato idea.

    La mia autostima come donna era molto bassa e  non mi piacevo fisicamente, per nulla.

    Per me ritrovarmi improvvisamente sola con mia figlia è stato devastante. Quindi la prima relazione che ho cercato serviva ad alleggerire la situazione.

    Così è stato, è partita in modo molto leggero, diventando poi più seria perchè avevo in realtà trovato un ragazzo molto dolce e che aveva la meravigliosa capacità di calmarmi e di smorzare la furia che ogni tanto mi montava nei confronti di Ema. 

    mamma separata single

    Per me ha avuto un ruolo fondamentale in quel periodo e mi ha aiutato moltissimo per andare avanti e arrivare alla fase successiva, quella in cui io ed Ema abbiamo iniziato ad avere una base di equilibrio nella nostra genitorialità condivisa.

    Ma non era una persona adatta a me e così, dopo circa un anno, l’ho lasciato.

    Quella successiva è nata più lentamente da un iniziale scambio piacevole per le affinità che avevamo: entrambi genitori separati e  figli della stessa età.

    Lui però non era mentalmente libero e i primi mesi mi ha fatto soffrire moltissimo fino a quando non abbiamo chiuso la relazione in malo modo. Dopo circa quattro mesi ci siamo riavvicinati e le cose andavano decisamente meglio.

    Poi il tempo ha portato alla luce alcuni aspetti che non mi piacevano e l’ho lasciato.

    Ho passato altri mesi da single. Intanto il mio percorso personale e di consapevolezza continuava, con Ema il più delle cose era risolto e la mia vita era decisamente in equilibrio.

    Stavo finalmente bene.
    Dalla separazione erano passati circa quattro anni ed era la prima volta che mi sentivo bene con me stessa e con il mio essere una mamma single.

    E’ stato proprio in quel momento che ho incontrato un’altra persona a cui mi sono molto legata. Abbiamo passato circa tre mesi molto belli ed è stato lui a lasciarmi perché non si sentiva pronto. Anche lui un papà separato.

    rabbia e delusione di una mamma separata

    Mi sono arrabbiata moltissimo per come è andata. La rabbia l’ho osservata e ci sono entrata dentro per capire da cosa arrivasse: ero arrabbiata per essermi fatta “rubare” la mia serenità raggiunta da poco per una relazione così breve.

    Ero arrabbiatissima con me stessa perché avevo faticato così tanto per riuscire ad essere serena e lui mi aveva fatto traballare.

    Una cosa però la devo dire, avevo ormai una consapevolezza di me stessa e di ciò che volevo e non volevo nella mia vita che, nonostante abbia avuto bisogno del mio tempo per elaborarla, non sono mai crollata.

    Sapevo di avere le risorse per superarla e sapevo come cercarle. Così mi sono ripresa e sono tornata a stare bene ed essere serena. 

    L’idea che avevo rispetto ad una nuova relazione dopo la separazione

    In questi quattro anni di separazione non mi è mai venuto il desiderio di condividere tutto con qualcuno.

    Credo che la fatica fatta nel trovare il mio equilibrio dopo Emanuele sia stata talmente tanta da chiudere completamente quella parte di irrazionalità e desiderio dell’altro così forte da desiderare di condividere la quotidianità.

    Quello che mi ha guidato sempre in questi anni di relazioni dopo la mia separazione è stato la sincerità e la comunicazione di ciò che provavo e pensavo. Non ho mai nascosto il desiderio di tornare a Corfù un giorno, non ho mai cambiato il rapporto con Emanuele per qualcuno. Conoscevo bene la mia situazione e chiunque si avvicinasse doveva avere ben chiaro tutto così da scegliere se entrare nella mia vita oppure no.

    Ho sempre pensato che noi di famiglia inaspettata non siamo per tutti.

    Ci vuole una persona che sia adeguata e che comprenda quanto per noi sia importante mantenere l’equilibrio raggiunto e le relazioni instaurate da dopo la separazione.

    famiglia inaspettata

    Abbiamo bisogno di persone che non si sentano di troppo, ma che comprendano di entrare in una famiglia sincera, onesta e piena di affetto. E’ anche molto importante che si capisca la situazione, cioè che c’è una bambina, ora di 5 anni, che è la nostra priorità e che potrebbe influire nel tempo a disposizione, nelle attività da fare e molto altro.

    Come vivo ora la mia nuova relazione?

    relazione sana e felice

    Dopo alcuni mesi ho conosciuto Gianmarco, il mio compagno (no, non viviamo insieme, ma ci chiamiamo così).

    Viviamo una relazione a distanza tra Milano e Padova.

    Siamo entrambi genitori separati, ci rispettiamo, comprendiamo i nostri ruoli e quelli di tutti gli altri (siamo in tanti ora) e abbiamo un dialogo e una comunicazione aperta sincera e stimolante.

    Un giorno vi racconterò cosa ho detto su di lui prima di conoscerlo personalmente. Riderete moltissimo.

    Conclusioni, spunti di riflessioni sulle nuove relazioni dopo la separazione

    Voglio concludere dicendo che non credo ci siano modi giusti o sbagliati di approcciarsi a nuove relazioni dopo la separazione. Ci sono i propri.

    Ma penso che ad un certo punto sia davvero molto importante fermarsi e guardarsi dentro. Lasciare andare ciò che è stato, ricordando con affetto i momenti belli condivisi insieme, e imparare a conoscersi in profondità per diventare consapevoli di ciò che si vuole e cosa non si vuole.

    Rimane sempre un consiglio molto utile per chiunque: cercate un professionista adatto a voi. non potrà che migliorare le cose e darvi una accelerazione verso nuove possibilità sane, intense e chissà magari verso l’amore.

  • Come separarsi in casa con i figli?

    Articolo a cura di Tecla Biotti.

    Lo ammetto, quando ho iniziato a ragionare su questa domanda, la prima immagine mentale che mi è arrivata nella testa, è stata quella delle balle di fieno che rotolano nel deserto.

    Quando io ed il mio ex compagno ci siamo ritrovati a dover compiere questo tipo di scelta, abbiamo cercato in modo quasi morboso il “Come”, non capendo, in buona fede, che per arrivare alla risposta, dovevamo partire da un punto precedente: il “Cosa”. In che senso, ti starai chiedendo.

    La risposta, forse è più banale di quello che potresti aspettarti: Cosa siamo disposti a fare per far funzionare questa nuova realtà familiare? Cosa vogliamo portare alle nostre figlie? Che messaggio vogliamo trasmettergli?

    Rispondere a queste domande, invece, non è affatto scontato!

    La realtà infatti ci dice che spesso questa scelta viene presa più per costrizione (spesso per motivi economici) che per volere reale di entrambi. Dunque queste domande vengono spesso e volentieri evitate, fino a che non diventa impossibile, se non inevitabile, dover cercare una risposta.

    Quando abbiamo scelto di fare i separati in casa io ed il mio ex compagno Andrea, avevamo bene in mente solo una certezza: l’amore per le nostre figlie. Ma l’amore da solo, non basta. Mentirei se affermassi il contrario, ed essendoci una separazione di mezzo, è già ovvio di per sé che l’amore non basta, spesso.

    Altra cosa ovvia, è che le risposte a quelle domande, non possono essere uguali per tutti/e, quindi non troverete qui la risposta unica e vera che vale per tutte le situazioni, ma vi racconterò in modo schietto e sincero quello che è stato per noi, e il “Come” a cui siamo arrivati da quelle risposte.

    1. Cosa si è disposti a fare

    Questa a mio parere è la domanda. Specialmente quando si hanno figli, non si può prendere questa decisione a cuor leggero, anzi!

    Rispondere ad essa, è stata per noi la parte più difficile. Proprio perché all’inizio di una separazione, che sia voluta da entrambi (come nel nostro caso) o meno, è fisiologico che ci sia inizialmente una situazione di conflitto più o meno accentuata. Noi, esattamente come tutte le coppie che scoppiano, abbiamo avuto molte difficoltà inizialmente ad accettare e capire, che tutti i rancori, non facevano più parte di noi, ma della coppia che eravamo stati e che adesso non siamo più.

    Quando abbiamo iniziato a capire ciò, è stato per noi abbastanza naturale guardarci ed ammettere l’un l’altro che da soli, senza un aiuto professionale esterno, non saremmo andati molto lontano. Così, ecco la nostra prima grande risposta: siamo disposti a farci aiutare ed a lavorare insieme e singolarmente per andare avanti in questa nuova realtà.

    Facile? Manco per il ca…Cavolo.
    Fondamentale? Assolutamente.
    E da qui, passiamo alla seconda e terza domanda, che a me viene naturale mettere insieme, prima di passare al come.

    2 e 3. Cosa vogliamo portare alle nostre figlie? Quale messaggio vogliamo lasciargli?

    E qui entriamo in un campo ancora più minato, rispetto alla domanda precedente. Sì, perché qui si entra nella storia personale. Qui la risposta dipende da quello che si è vissuto in prima persona nella propria famiglia, in quello che vorremmo o non vorremmo replicare con i nostri figli.

    Per me e Andrea, questa domanda è stata un nuovo punto da cui partire, ma non per tutti è così, quindi prendete la nostra risposta per quello che è: la nostra opinione, che non è la verità assoluta ed indiscussa! La prima premessa però, è che io e Andrea proveniamo da due famiglie molto diverse. “Il giorno e la notte” come direbbe mia nonna.

    Io, figlia di separati, cresciuta in una realtà zero tabù, dove tutto era alla luce del sole e dove ogni membro della mia famiglia poteva esprimersi liberamente in qualsiasi argomento, modo e maniera.
    Andrea, vissuto in una famiglia tradizionalista, in cui si è spesso sentito in gabbia e non capito, dove spesso la propria opinione personale era meglio tenerla per sé, perché tanto non sarebbe stata capita.

    Ecco, vedendo questi due tipi di realtà, io e Andrea, non ci abbiamo messo molto a capire che quello che volevamo per le nostre figlie, fosse l’ambiente accogliente. Fatto di comunicazione assertiva e che potesse essere un porto franco, sempre, dove sentirsi amati e al sicuro. Dove anche se non si è d’accordo con l’opinione altrui, essa non venga screditata o derisa, ma ascoltata e compresa e magari comunque non condivisa.

    Un posto dove le verità non spaventano, anche se qualche volta possono spaventare e sì, anche ferire, certe volte. Difficile da realizzare? Senza ombra di dubbio. Possibile? Assolutamente, se si è disposti a farsi il culo.

    E ora, finalmente, arriviamo al fatidico “Come”.

    Quando abbiamo delineato quello che volevamo per noi e le nostre figlie, abbiamo ovviamente iniziato a capire come realizzare il tutto, ed il primo passo, è stato tornare a fare terapia di coppia, da una psicoterapeuta specializzata in conflitti familiari e separazioni, e farci guidare in un percorso da una pedagogista per capire come comunicare al meglio la nostra decisione alle bambine, e come fargliela vivere al meglio.

    Detta così, potrebbe anche sembrare facile, ma ti posso garantire che non lo è stata affatto… Prima di giungere al nostro attuale “Come”, il viaggio è stato ed in parte lo è tutt’ora, in salita. Entrambi i percorsi, ci hanno parallelamente guidato in quella che è la nostra nuova realtà. Fatta di ascolto, comunicazione assertiva e, più di tutto forse, appoggio.

    Grazie al percorso con la psicoterapeuta abbiamo imparato a gestire al meglio i conflitti, a “litigare bene”, cosa che prima non sapevamo assolutamente fare (se non ci credete, chiedete ai nostri poveri vicini di casa). Con la pedagogista invece, abbiamo capito e messo in pratica delle strategie per comunicare e far vivere serenamente questa nuova fase alle bimbe.

    Tutto ciò, ci ha portato ad una coabitazione che definirei da “Coinquilini universitari”, dove ognuno ha i suoi spazi, ma che non precludono il poter stare serenamente tutti insieme negli spazi comuni, o anche fare uscite tutti insieme.
    Anzi, una delle cose che io e Andrea abbiamo riscoperto in questo tempo, è stato proprio uscire come amici e divertirci insieme con o senza le bimbe.

    Ora, io lo so che probabilmente ti aspettavi una sorta di linea guida, una lista puntata o una mappa della separazione in casa tipo, e avrei potuto anche farla ma… Non ti sarebbe servita assolutamente a niente. Come ho ripetuto sopra, questo tipo di scelta,la separazione in casa, se la si vuole prendere in modo consapevole, pone delle domande le cui risposte non potranno mai essere riassunte in punti chiave.

    Da quelle si può arrivare a mille mila modi diversi di “Come”. C’è chi sceglie di fare i “turni” in casa, chi come me e Andrea sceglie una realtà alla coinquilini amici, chi divide fisicamente l’appartamento in due spazi separati ecc, insomma qualsiasi “come” a cui arriverai, assicurati che sia il “come” su misura per te e la tua famiglia, e che rispetti i tuoi/vostri bisogni… Tutto il resto, come si suol dire, è noia!

    Tecla Biotti

    Operatrice Olistica Materno Infantile e Life Coach specializzata in Educazione Mestruale e Sessuale. Dal 2019 affronta sui social diverse tematiche tabù, dalla depressione post-parto alla ciclicità e sessualità femminile. Ha iniziato, da quest’anno, a scardinare tabù anche sulla separazione in casa, che vorrebbe portare come tema cardine dei suoi percorsi di Coaching.

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  • La separazione: consensuale o giudiziale?

    Articolo a cura dell’Avv. Giorgio Carrara.

    Non è possibile stabilire una guida che spieghi come affrontare la separazione. Ogni persona reagirà a questa decisione in maniera soggettiva e troverà delle strategie per ricominciare.

    A volte la separazione arriva dopo un processo al termine del quale i coniugi comprendono che sia opportuno porre fine al loro rapporto e al loro progetto di vita insieme, altre volte viene vissuta come una sconfitta, una rinuncia ai propri diritti, accompagnata alla voglia di rivalsa e di “farla pagare” al coniuge.

    Spesso ci si ritrova a dover fare i conti con rabbia e rancore o con un senso di impotenza se non si è d’accordo con la decisione del partner di separarsi. Il mio consiglio è di evitare di far entrare i litigi, le incomprensioni, le discussioni e il rancore nelle aule dei Tribunali e cercare, invece, di condividere un accordo di separazione, nell’interesse dei coniugi e soprattutto nell’interesse dei figli.

    Veniamo ora ad evidenziare le differenze tra la separazione consensuale e la separazione giudiziale.

    La separazione consensuale:

    La separazione è consensuale quando i coniugi concordano sulla decisione di separarsi e sono d’accordo su ogni questione da regolamentare: aspetti patrimoniali, eventuale mantenimento del coniuge, affidamento dei figli, diritto di visita del padre, mantenimento dei figli e assegnazione della casa familiare.

    La separazione consensuale prevede quindi un accordo dei coniugi su tutti gli aspetti della loro separazione; saranno loro a decidere come regolamentare i rapporti (anche economici) tra loro e come occuparsi dei figli, evitando tal modo che sia un Tribunale a decidere per loro.

    La separazione giudiziale:

    La separazione giudiziale può essere richiesta da uno dei due coniugi quando non vi è accordo sulla decisione di separarsi o sulle questioni relative alla separazione. In tale ipotesi, sarà il giudice a disciplinare e regolamentare ogni aspetto inerente la gestione dei rapporti patrimoniali e personali tra coniugi (anche con riferimento ai figli) e, in presenza di determinati presupposti, a pronunciare l’addebito.

    Talvolta si ricorre alla separazione giudiziale per ottenere una pronuncia di addebito della separazione, ossia quando si vuole far riconoscere da un Tribunale che la causa della separazione è soltanto dell’altro coniuge.

    Ma quando la colpa può essere attribuita ad uno solo dei due coniugi?

    Si ritiene che l’abbandono del tetto coniugale o un tradimento possano rappresentare comportamenti valutabili per l’addebito della separazione, così come l’aver violato altri doveri coniugali come il non dare assistenza morale e materiale all’altro coniuge o il non collaborare nell’interesse della famiglia, oppure i maltrattamenti, e persino il rifiuto dei rapporti sessuali e le eccesive ingerenze della suocera, o, ancora, aver scoperto che il marito frequenta siti di incontri, o aver trovato messaggi compromettenti sul cellulare dell’altro coniuge.

    Ma quali sono, a questo punto, le conseguenze legali dell’addebito della separazione?

    ● il coniuge a cui è attribuita la colpa perde il diritto a ricevere l’assegno di mantenimento, anche se ha uno stipendio notevolmente più basso dell’altro coniuge o è disoccupato (non perde però il diritto agli alimenti se versa in stato di bisogno). Quindi, il coniuge “colpevole” avrà diritto a percepire solo quella somma minima a garantire la “mera sopravvivenza” e ciò solo se si troverà in stato di bisogno;

    ● il coniuge su cui ricade l’addebito perde i diritti successori, quindi non sarà più considerato erede legittimo dell’altro coniuge;

    ● il separato con addebito ha diritto ad ottenere la pensione di reversibilità solamente nel caso in cui sia titolare di un assegno alimentare (a carico del coniuge deceduto);

    ● il coniuge a cui non è addebitata la separazione può chiedere il risarcimento dei danni subiti per la violazione dei doveri nascenti dal matrimonio.

    È bene sottolineare che l’addebito della separazione non comporterà alcuna conseguenza nei confronti dei figli, e quindi in merito al loro mantenimento e affidamento. Infatti, un coniuge infedele può essere un ottimo genitore e quindi il giudice, anche in questo caso, dovrà rispettare il principio di bigenitorialità, atteso che il figlio avrà diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori.

    I vantaggi di una separazione consensuale:

    Credo fortemente nell’opportunità e nella convenienza di addivenire ad una separazione consensuale al punto di aver scritto un libro sull’argomento intitolato “Separo ma non rompo”. La separazione consensuale ha indubbi vantaggi rispetto a quella giudiziale e sono i seguenti:

    ● è una procedura più rapida e snella: non vi è un giudizio che si prolunga negli anni, ma c’è una sola udienza in cui i coniugi devono comparire in Tribunale, che omologherà il loro accordo di separazione;

    ● le spese legali sono contenute (di regola si deve pagare un solo avvocato se assiste entrambe le parti);

    ● è garantito il mantenimento dei rapporti tra i coniugi in un’ottica collaborativa, specie se tra i soggetti coinvolti vi sono minori;

    ● è possibile raggiungere più facilmente un equilibrio nella gestione dei rapporti familiari, soprattutto nell’interesse dei figli, che non dovranno vivere per anni la conflittualità dei genitori.

    Per tutti questi motivi definisco la separazione consensuale una “sana” separazione.

    Avvocato Giorgio Carrara

    Avvocato civilista esperto in diritto di famiglia e autore del libro “Separo ma non rompo” (come gestire e affrontare la separazione e il divorzio attraverso il metodo separo ma non rompo che tutela i figli e accompagna passo passo le coppie verso una nuova famiglia.

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  • Festa della mamma, separazione e matrigne
    Le famiglie separate, che poi diventano famiglie allargate, ormai sono una realtà molto comune e diffusa. Eppure in Italia non hanno ancora pensato ad istituire la festa della Matrigna. C’è la festa del papà, quella della mamma, la festa dei nonni, chissà forse pure quella degli zii (non lo so). E se ci fosse anche la festa della Matrigna? In realtà questa ricorrenza in altri paesi viene già celebrata. Negli Stati Uniti è dal 2000 che, la domenica successiva a quella della festa della mamma, si celebra questa ricorrenza, grazie alla richiesta di una figliastra che, riconoscendo il rapporto costruito nel tempo con la sua matrigna, voleva avere l’opportunità di poter celebrare anche quel legame. Un legame non di sangue, ma pieno di amore. Identificare un giorno, qualunque esso sia, da dedicare alle matrigne e ai patrigni, vorrebbe dire riconoscere il loro ruolo socialmente nel nostro Paese, questo permetterebbe quindi anche di valorizzare i contributi e l’amore che queste figure offrono nella costruzione di nuove famiglie. Ci vuole impegno per gestire una famiglia allargata, una famiglia ricostituita e per un buon risultato ci vuole l’impegno di tutte le persone coinvolte, perché non trovare il modo di celebrarle tutte?

    Come mai parlare di istituire la festa della matrigna nel giorno della festa della mamma?

    Spesso si casca nel tranello della narrazione negativa rispetto a questa figura ancora troppo poco compresa e accettata. Non mi stupisce visto che spesso la narrazione negativa e di fallimento parte proprio dalla parola separazione. E, se è complesso vivere questo cambiamento in modo funzionale, figuriamoci come sia arrivare a ragionare sul ruolo della Matrigna come adulto aggiuntivo nella cura e crescita dei figli. Cosa succederebbe se Mamma e Matrigna riuscissero ad avere un rapporto collaborativo invece che di conflitto? So per certo che ci sono moltissime famiglie dove questa collaborazione tra i due ruoli funziona ed è un enorme valore aggiunto per tutti i membri di questa famiglia allargata e soprattutto per i figli o figliastri. Sono anche conscia del fatto che ci siano, invece, situazioni dove immaginare una collaborazione tra Mamma e Matrigna sembra qualcosa di impossibile, assurdo e inconcepibile o addirittura dove non sia proprio possibile. Con questo articolo, io, Benedetta di Famiglia Inaspetta e Lucia e Maria Elena di Vita da Matrigne, unite dallo stesso obiettivo, vogliamo portare alla tua attenzione i punti in comune che una mamma separata e una matrigna possono avere. Abbiamo raccolto i pensieri rispetto alle nostre esperienze personali e alle condivisioni ricevute dalle nostre community (Famiglia Inaspettata e Vitadamatrigne) e ci siamo rese conto di quanti punti in comune ci fossero tra questi due ruoli che all’apparenza sembrano distanti e diversi. Oggi in questo articolo l’intento è quello di provare a dare i due punti di vista: quello della mamma separata e quello della matrigna. coach consulente del cambiamento Profilo Ig Profilo Fb Vi porteremo all’interno dell’esperienza di una donna che diventa mamma, di una mamma che si separa e delle sue paure e interferenze rispetto a nuovi ruoli che, per forza di cose, iniziano a ruotare intorno alla sua vita e quella di sua figlia. Vi porteremo all’interno dell’esperienza di una donna che si innamora di un papà separato, che improvvisamente si ritrova ad essere matrigna e delle sue paure e insicurezze rispetto a questo ruolo spesso messo da parte o reso invisibile. profilo Ig Profilo Fb

    I punti in comune rispetto all’esperienza di diventare Mamma e Matrigna

    La nuova esperienza.

    Si racconta la mamma. Quando sono diventata mamma non avevo idea di cosa fare e come esserlo. Non danno il libretto di istruzioni insieme al figlio. Cercavo di capire ed informarmi da libri, da video online o cercando sui blog di altre mamme. Era complicato capire come esserlo. Ancora più difficile scegliere che tipo di madre essere viste le diverse idee a riguardo. Era un’esperienza completamente nuova e, giorno dopo giorno, ho cercato di capire come affrontarla, un piccolo passo alla volta. Ho avuto, e tutt’ora ho, momenti in cui sono soddisfatta e orgogliosa di me stessa, oppure momenti in cui sono piena di dubbi e paure di sbagliare qualcosa. È così c’è poco da fare. Il ruolo di madre è complesso e questo nessuno te lo può spiegare abbastanza a parole. Solo l’esperienza ti rende consapevole. Ho capito infatti che non potevo essere perfetta e che comunque avrei sbagliato qualcosa. Ma l’importante è che cerchi di fare del mio meglio per essere la madre che desidero per mia figlia. Si racconta la matrigna. Quando mi sono innamorata non conoscevo a fondo il significato delle parole “sono stato sposato” ed “ho dei figli”. Non sapevo cosa mi sarebbe servito per entrare nella vita di una famiglia allargata. Non c’è nessun manuale, non ci sono regole da seguire, se non quelle già consolidate da comprendere e navigare. Sono diventata matrigna ancor prima di essere madre, misurarsi con la crescita e l’accudimento avendo a che fare con il figlio del mio compagno è stata una grande responsabilità! Mi sono sentita spesso come un elefante in una cristalleria: qualsiasi cosa si fa è sbagliata, qualsiasi cosa si dice non è appropriata! In punta dei piedi, senza occupare lo spazio di nessuno, ho preso le misure, e ho capito cosa è di mia responsabilità e cosa invece dei genitori dei miei figliastri. Questo mi ha aiutato a sentirmi libera di potermi esprimere e di portare il mio contributo per la crescita della nostra famiglia allargata.

    La mancanza

    Si racconta la mamma. Quando mi sono separata ho iniziato a fare i conti con quei giorni in cui mia figlia era dal padre. All’inizio è stato molto complesso. La sensazione era di vuoto incolmabile. Si perde la quotidianità che, ad un certo punto, si vive “al posto nostro” una nuova compagna. Quello che si prova in quei momenti a volte fa perdere la lucidità, crea dubbi, porta rabbia. “il mio ruolo di madre è al sicuro in quell’altra casa?” “Questa nuova figura femminile entrata nella vita di mia figlia mi toglierà qualcosa?” Sono tante le domande che arrivano alla mente. Mia figlia, la prima volta che ha iniziato a vivere con un’altra donna, aveva circa un anno e mezzo. Mi è capitato di avere questi dubbi a volte. Erano pensieri irrazionali o che arrivavano da racconti di altri, da dubbi proposti da persone a me vicine che si insinuavano nelle mie più profonde paure e insicurezze rispetto a questo enorme cambiamento. Chloe non ha mai confuso i due ruoli, nonostante fosse molto piccola. Io con il tempo e lavorando su me stessa ho imparato a starci in quella mancanza, ad ascoltarla, accettarla ed elaborarla. Ora la vivo bene se non in rari casi. Si racconta la matrigna. So molto bene che il mio ruolo è diverso da quello della mamma, è fondamentale per me definire un confine e sapere cosa è possibile fare nel mio spazio. Ci sono stati momenti, soprattutto nelle fasi iniziali di costituzione della mia famiglia allargata, dove mi sono sentita invisibile, non ascoltata e alcune volte anche non apprezzata.   Il giorno della festa della mamma è un giorno in cui percepisco maggiormente la mancanza di un riconoscimento del mio ruolo e mi ritrovo a metterlo in discussione, minando anche il rapporto con i figliastri. È vero che la festa della mamma è un giorno per riconoscere tutte le forme di maternità e i ruoli materni nella nostra società. Potremmo rientrare in questa categoria, ma è bene distinguere per poter riconoscere il valore di entrambe le figure. Festeggiare lo stesso giorno sarebbe strano per me, visto che dal primo giorno in cui sono diventata matrigna ho avuto bisogno e necessità di tracciare una linea, di riconoscermi nel mio ruolo e ricordarmi più di una volta che i miei figliastri una mamma ce l’hanno e che il loro rapporto è ovviamente diverso da quello che potevo costruire io con loro. Sarebbe bello poter avere un giorno tutto nostro dove poter celebrare l’impegno e l’amore che dedichiamo alle nostre famiglie. È il momento di iniziare anche in Italia a festeggiare la festa delle matrigne (e dei patrigni!)

    Interpretazione contro realtà

    Si racconta la mamma. Ogni pensiero che ho, ogni interpretazione che faccio di ciò che vedo o non vedo, di quello che ascolto, è un mio personale punto di vista. Ciò significa che (ci metto sempre tanto impegno per ricordarmelo) se non lo esprimo, se non chiedo un confronto o non domando, rimarrà sempre e solo un mio pensiero personale. Molto diverso è invece dar voce a quel pensiero o interpretazione, Permette il confronto e apre la visione delle cose a diversi punti di vista. Vi assicuro che mi è capitato molto spessi di pensare una cosa. Di provare a esprimere quel pensiero e grazie a quella condivisione capire che avevo interpretato e che la realtà era ben altra. Altre volte mi è capitato di sapere, grazie alla condivisione di pensieri o paure, che dall’altra parte c’erano esattamente gli stessi pensieri e paure. Il dialogo crea ponti, il silenzio muri. Si racconta la matrigna. Viviamo di interpretazioni, ci guidano nella vita di tutti i giorni. Spesso negli accadimenti nel mio mondo allargato, non mi rendo conto che vedo le cose per come sono fatta io, è solo il mio punto di vista, sono io a vederla proprio così quella determinata situazione, quel determinato comportamento della persona che mi è davanti. La mia lettura non è la realtà delle cose. Mi capita spesso quando mi vengono riportati o assisto ai comportamenti dell’ex del mio compagno, quando parlo con i miei figliastri o quando sono inviata dai miei suoceri. Spesso sposo i pensieri anche degli altri, li facciamo diventare nostri. Tutto questo è una trappola e accorgersene permette di fermarsi, ripartire dai fatti e capire se quella idea che ci siamo fatti è utile e ci predispone bene alla situazione che dobbiamo affrontare. Le interpretazioni aprono e chiudono possibilità, a noi la scelta!

    Tiriamo un pò le somme di questa condivisione tra i nostri due ruoli: mamma separata e matrigna.

    Spunti di riflessione per vivere meglio questi ruoli È possibile collaborare per un obiettivo comune: il benessere dei figli/figliastri. Se loro sono sereni e felici, lo siamo tutti! Con ruoli diversi, ma entrambe figure di aiuto, supporto e riferimento nella crescita dei figli/figliastri. Come farlo? Aprire un dialogo con al centro il benessere dei figli è importante e rende i due ruoli complementari. Se non è possibile farlo direttamente, può comunque essere portato avanti filtrato dal padre. Proviamo a modificare le comuni interpretazioni su questi due ruoli: – il rapporto tra mamma e matrigna è conflittuale – il rapporto può essere collaborativo – la matrigna è una strega cattiva – è una ulteriore figura di riferimento per i figli/figliastri Cambiando punto di vista, si apre uno spazio dove la condivisione, l’ascolto e il dialogo è possibile, dove tutti possono essere sereni di contribuire a costruire una famiglia allargata che sia funzionale e serena.

    L’amore si moltiplica in una famiglia allargata.

    Dove c’è rispetto dei ruoli, delle regole e della diversità, c’è posto e spazio per tutti. Tendiamoci la mano, non lasciamo spazio alla competizione, collaboriamo insieme per il bene dei nostri figli/figliastri e per il progetto di vita delle nostre nuove famiglie. Non è sempre possibile lo sappiamo, ma dove questo impegno viene prima di tante battaglie, la famiglia allargata può vivere serena. Se ti va di darci la tua esperienza, un tuo punto di vista rispetto a questi ruoli scrivici oppure commenta l’articolo. Qui sotto tutti il link per trovarci e scambiare opinioni pensieri o anche solo per iniziare a seguirci. Sito: vita da matrigne Profilo Facebook Profilo Instagram Sito: famiglia inaspettata Profilo Facebook Profilo Instagram coach consulente del cambiamento
  • Restare insieme per i figli o separarsi?
    Questo è uno dei motivi maggiori che blocca le persone in relazioni in cui sono infelici. Rimanere insieme per i figli o separarsi? Quando si capisce se la relazione è davvero finita? E’ giusto rimanere insieme per i figli? Quando è meglio che la coppia si separi? I figli di genitori separati come crescono? Ha senso rimanere insieme per i figli? Questi sono alcuni degli interrogativi a cui oggi proveremo a dare risposta  in questo articolo io e Romina Schipano, assistente sociale e mediatrice familiare. “Restare insieme per i figli o separarsi?”  Di Romina Schipano. Separarsi quando si è genitori non è mai una scelta facile… La voglia di uscire da quella relazione si scontra con la responsabilità di essere genitori. E così, per paura di creare dolore ai figli, a volte si sceglie di restare insieme. Restare insieme solo per i figli non è benefico per nessuno e tutti ne escono sconfitti: gli adulti perché si privano della possibilità di tornare ad esser nuovamente felici, i bambini che crescono con un modello genitoriale che ha paura delle separazioni e dei cambiamenti e, in molti casi, all’interno di un ambiente conflittuale. “Restiamo insieme per il bene dei figli” Ma ci siamo mai chiesti di che cosa è fatto questo “bene”? Il sacrificio dei genitori che restano insieme potrebbe generare senso di colpa nei figli che saranno portati a pensare di aver causato l’infelicità dei genitori. (“E’ colpa mia se sono infelici” “Non posso realizzare una mia vita perché, se vado via di casa, i miei genitori si separeranno”) Potrebbero interiorizzare il messaggio che nella vita bisogna annullare la propria soggettività, che l’amore è qualcosa di cui poter fare a meno. In alcuni casi i figli vengono visti, con risentimento, come causa della propria infelicità, (“sono costretto a sacrificarmi per colpa tua”) soprattutto quando, crescendo, il figlio deluderà i genitori nel percorso di crescita I figli non sono strumenti che riparano una coppia. Non possiamo affidargli il compito (per loro del tutto sproporzionato, più grande di loro) di tenere uniti i genitori. Anche se non viene detto esplicitamente, questo messaggio passa attraverso ciò che il figlio osserva quotidianamente. Quanto la decisione di stare insieme per i figli è un alibi che vi siete costruiti per evitare di cambiare la vostra vita, seppur insoddisfacente? Spesso queste motivazioni ne coprono altre “meno eroiche” (ai nostri occhi e a quelli degli altri) come la paura della solitudine, di non riuscire a trovare un nuovo partner, di ciò che penserà il contesto in si vive. I figli possono adattarsi ad un cambiamento di vita se questa trasformazione avviene in un’atmosfera serena, di dialogo e comprensione costante (che significa anche validare i sentimenti di tristezza senza sminuirli, accogliere le loro emozioni e mantenere il rispetto per l’altro genitore). Ciò che spaventa i bambini sono i non detti (che possono essere interpretati nei modi più svariati), una comunicazione tra i genitori conflittuale o disfunzionale (data dall’insopportazione reciproca), il far finta che vada tutto bene quando in realtà è evidente che non sia così (questo genera un clima contradditorio, di confusione, insicurezza e paura) Poter vedere che i propri genitori ritornano a vivere dopo un fallimento, dimostra che nella vita è possibile sempre ricominciare questo è una bella dose di positività e fiducia nel futuro per loro. coach consulente del cambiamento Ma qual è il punto di vista e l’esperienza di chi ci è già passato? Sono Benedetta Petralia, mamma separata, coach e consulente del cambiamento. Oggi ti racconto la mia esperienza diretta rispetto a questo “Restare insieme per i figli o separarsi?”  La nostra esperienza. Di Benedetta Petralia. Quando abbiamo iniziato a capire che le cose tra noi non potevano migliorare e ci siamo approcciati all’idea di separarci il primo pensiero è stato: abbiamo fallito, nostra figlia non vivrà in una famiglia unita. La possibilità di rimanere insieme comunque, perché ormai eravamo genitori, credo che in realtà ci abbia accompagnato negli ultimi periodi di relazione come qualcosa di non realmente chiaro a nessuno dei due. Siamo andati avanti comunque senza capire come risolvere la situazione, ma cercando di resistere o attendere che qualcosa migliorasse. Poi ci siamo resi conto che per primi non stavamo bene noi, e di conseguenza nemmeno Chloe, nostra figlia. Non era una situazione sostenibile per molto. Le prime parole dette ad alta voce sono state: “forse è meglio prenderci una pausa” hanno sancito il primo passo verso qualcosa d’altro. Ci abbiamo messo molto tempo, e ci siamo arrivati solo grazie agli aiuti di professionisti, a capire che in realtà quella scelta nel tempo sarebbe stata giusta anche come visione di famiglia per nostra figlia. Che nonostante fosse piccola si stava approcciando alla vita con una famiglia che, poco dopo dalla sua nascita, non si ritrovava più. Cosa avrebbe imparato da noi se fossimo rimasti insieme in quel modo? E cosa avrebbe imparato se invece, nonostante non fosse semplice e non avessimo alcuna certezza, ci fossimo separati cercando di ricostruirci prima di tutto io e lui come persone? Chloe poteva sicuramente essere un collante per noi coppia, ma a posteriori possiamo essere grati alla nostra “follia” per non averle dato questa incombenza. Anche perché dopo mesi ci siamo resi conto che comunque era colei che ci univa, non come coppia, ma come genitori. Io ed Ema siamo sempre state persone che entrano nel cambiamento in modo istintivo e un pò incosciente. Sicuramente nel caso della separazione abbiamo invece dovuto affrontare quel cambiamento in modo molto più maturo e facendo, nel tempo, una evoluzione personale enorme che ci ha portato davvero a livello di crescita personale. Forse per la prima volta entrambi abbiamo iniziato a pensare a come essere realmente sereni ed equilibrati. Da noi dipendeva nostra figlia. Era diventato prioritario. A parte i primi mesi dove: ci siamo rispettati poco o per nulla, dove il dialogo non c’era e dove annaspavamo mentre gestivamo, oltre alla parte pratica di una separazione, anche quella emotiva, abbiamo compreso finalmente che gestire la separazione al meglio possibile e ricreare un equilibrio in quel nuovo formato famiglia fosse importantissimo per insegnare qualcosa a Chloe sulla vita. Potevamo essere un esempio per lei e mostrarle che la vita è cambiamento continuo ma non significa che si abbia fallito in qualcosa, anzi. A Chloe abbiamo deciso di raccontare le cose come stavano, rendendole il più chiare possibile per l’età che aveva. Abbiamo cercato, al meglio che potevamo, di creare una famiglia dove ogni domanda è ben accetta, anche la più difficile da sentire come: “Perchè non viviamo tutti nella stessa casa?” Le risposte sono sempre state sincere cercando così di evitare che lei pensasse qualcosa di sbagliato o avesse il dubbio di essere stato il problema tra noi. Oggi, ad ormai quattro anni dalla separazione, possiamo dire di stare meglio, abbiamo compreso che quella scelta è stata giusta e che ci ha portato a cambiare moltissimo anche come persone e avere la voglia e il desiderio di ritrovarci in primis come persone e poi anche come genitori. Siamo a tutti gli effetti una famiglia, ma che semplicemente ha deciso di vivere in due case invece che nella stessa. Scrivici se vuoi dirci il tuo pensiero a riguardo. Trovi Romina Schipano qui Instagram Trovi Benedetta Petralia qui Instagram