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- Sono una mamma separata da 5 anni e oggi compio 41 annidi FamigliainaspettataQuando leggo i commenti delle persone che si approcciano alla separazione o che lo sono da tempo mi rattrista sempre molto scoprire che sono bloccate dentro il rancore o l’idea del fallimento e che non riescano ad uscirne. Trovo sia davvero un peccato che non abbiano trovato il modo di elaborare la separazione e di andare avanti. Io oggi compio 41 anni, vivo con mia figlia, che a gennaio ne compirà 6, e con la nostra gattina giovanissima di circa 7 mesi. Mi ritengo una donna serena ed equilibrata, in cammino. Per alcuni, potrei essere il tipo di donna da compatire: “Ma come fai ad essere felice vivendo sola?” “Come mai non ti sei ricostruita una famiglia? Hai già 41 anni quando pensi di farlo?” “Forse era meglio rimanere insieme al padre di tua figlia, sarebbe stato più semplice e ora non saresti sola.” La società, la cultura italiana e i pregiudizi sulla separazione, soprattutto quando ci sono dei figli, portano le persone a credere e dare quasi per certo che una donna che vive sola non sia serena e felice. Risulta sempre molto più facile e veloce permettersi di giudicare la situazione altrui, mentre è molto più complesso guardare verso se stessi scoprendo ciò che non sta funzionando e che ci rende infelici. Questo perché se lo iniziamo a vedere dobbiamo anche entrarci ed è estremamente faticoso, non tutti ne hanno il coraggio e gli strumenti.
Come si fa a rinascere dopo una separazione?
Io oggi compio 41 anni e sono una donna serena. Non mi sento arrivata, ma sono in cammino. Un cammino che ho iniziato proprio dopo la separazione. Te ne parlo nell’articolo “Come ho affrontato l’elaborazione della mia separazione.” Da dove si parte per capire in che direzione andare? Da se stessi. Siamo individui prima che parte di un nucleo familiare. Prima inizieremo a prenderci cura di noi come individui prima riusciremo a creare o ritrovare il nostro posto nel mondo. Spesso lavoro con persone che non sanno nemmeno più come ci sono arrivate a quello che hanno. Non capiscono come mai sia andato bene fino a poco tempo fa e ora ci stanno malissimo ed hanno l’inferno dentro. Sicuramente è giusto capire come ci siamo arrivati e come mai ora non ci troviamo più, ma ad un certo punto va anche guardato in che direzione andare. Se rimaniamo sempre e solo in quello che avremmo potuto fare diversamente in realtà non miglioriamo nulla del nostro presente, anzi! Diventiamo un pò come dei criceti che girano nella ruota senza arrivare mai da nessuna parte. Da quel circolo vizioso di pensieri faticosi e frustranti si può uscire e direzionare le nostre energie verso qualcosa che sia utile a noi e di conseguenza a tutte le persone che ci circondano. Ricordiamo che stare bene non è egoistico, è sano e funzionale. Se anche una sola persona non è serena e soddisfatta la famiglia ne paga le conseguenze. E no, non venitemi a dire che gli altri non se ne accorgono perché lo tenete per voi. Al massimo può succedere che gli altri non cerchino di cambiare le cose, anzi magari remano proprio per cercare di modificare nulla perché sarebbe ignoto e ciò che non si conosce fa paura. Meglio rimanere esattamente dove si è che almeno si sa cosa aspettarsi.Come si fa ad essere una mamma separata serena e felice?
A mio avviso ci deve essere tanta voglia di guardare la vita in modo diverso da come ci hanno insegnato e trovare il proprio speciale e unico modo per esserlo. Non esiste un modo adatto a tutti e se tu non ti senti bene in quello che ti sei costruita fino ad ora non sei sbagliata e nemmeno l’unica, credimi. Datti l’opportunità di capire con calma e senza giudizi esterni o interni. Vale sempre la pena diventare consapevoli, ci rende più liberi. Se hai domande o riflessioni mi trovi suoi social oppure puoi commentare qui sotto. A presto Benedetta - Come Separarsi Consensualmente: le 5 vie della separazione consensualedi FamigliainaspettataArticolo a cura di Emanuela Massari, avvocato di famiglia esperta di pratica collaborativa. Ringraziando dell’invito ricevuto, tratto con piacere il tema della via consensuale della separazione, in perfetta armonia con il mio modo di essere avvocato a servizio delle persone, mettendo un occhio di riguardo al loro benessere, soprattutto in ambiti così delicati come quello di famiglia, dove sono spesso coinvolti anche i minori. La via della separazione consensuale è intanto una via alternativa alla via giudiziale, che richiede due ingredienti principali:
- la volontà delle parti di collaborare
- la disponibilità a mettere da parte questioni di principio e rancori personali per una finalità comune più grande che è quella di trovare un accordo che contempera le esigenze delle parti e favorisce un buon andamento delle relazioni anche dopo la separazione, soprattutto quando queste relazioni devono proseguire per forza nella veste genitoriale, che permane e dovrebbe anche rafforzarsi per un minor impatto possibile sui figli.
- il fatto che un Giudice decida al posto tuo sulla base di norme giuridiche che hanno un grande margine di interpretazione, con possibili sorprese sgradevoli, non potendo contare su un concetto di giustizia come scienza esatta, anche se hai incaricato l’avvocato di famiglia più bravo del mondo;
- il fatto che in una giudiziale puoi affrontare solo alcuni temi circoscritti, come l’assegnazione della casa coniugale quando ci sono figli minori o maggiorenni ma non autonomi economicamente, il loro affidamento e collocamento presso l’uno o l’altro genitore, insieme al relativo regime di frequentazione, oltre alla determinazione degli oneri di mantenimento per i figli e, quando sussistono i presupposti, anche per l’ex coniuge, ma tutto il resto che spesso c’è, come le questioni patrimoniali, non può essere trattato dal giudice della separazione.
- il fatto che insieme ai disagi emotivi della separazione si aggiunge anche lo stress da conflitto che inevitabilmente esiste quando sei dentro ad una causa.
1. La separazione fai da te in Comune
Esiste una forma di separazione consensuale senza passare dal Tribunale e senza andare neanche dall’avvocato. Si tratta della possibilità per i coniugi di presentare in autonomia un ricorso congiunto presso il Comune, redatto e sottoscritto da entrambi, che verrà poi formalizzato dall’Ufficiale di Stato Civile. È possibile utilizzare questa forma di separazione solo quando non ci sono figli minori, maggiorenni incapaci o portatori di handicap o ancora maggiori d’età non autonomi economicamente. La via può sembrare allettante, per il risparmio economico che comporta, non dovendo incaricare avvocati, ma oltre a non essere sempre percorribile dovendo ricorrere il presupposto suddetto, va considerato che l’accordo è il cuore della separazione consensuale ed è proprio quello che i coniugi da soli fanno fatica a raggiungere. Inoltre anche nel caso di separazione in pace, quando tutto sembra chiaro e si tratta solo di formalizzare l’accordo, per quanto esistano modelli di ricorso a disposizione per scrivere le condizioni da depositare, l’errore di formulazione è sempre dietro l’angolo in assenza di competenze legali. Questa via è consigliabile solo quando si è in presenza di quelle separazioni “senza condizioni” per coppie che non hanno questioni di alcun tipo da definire, non hanno beni in comunione da dividere o da regolare, ma vogliono solo formalizzare la fine della comunione di vita.2. La separazione consensuale in Tribunale con un unico avvocato
Una buona alternativa al fai da te, con un risparmio economico, quando i coniugi hanno già trovato l’accordo, è quello di presentare un ricorso congiunto in Tribunale con assistenza legale, mettendosi d’accordo anche sulla scelta dell’avvocato. É infatti possibile separarsi consensualmente affidando il mandato ad un unico legale. Questa via è realmente consigliabile, solo se le condizioni di separazione sono state già effettivamente concordate dai coniugi, perché l’avvocato scelto da entrambi riceve un mandato congiunto da ognuno di essi e non può prendere posizione per l’uno nei confronti dell’altro. Inoltre, spesso si arriva davanti ad un unico avvocato con le idee poco chiare, auspicando che dirima il conflitto in studio, ma anche questo non è corretto, perché l’avvocato in questo contesto non ha la funzione di mediatore, bensì la mera funzione di formalizzare un accordo già raggiunto, preservando i coniugi da errori di formulazione delle condizioni. Può fornire chiarimenti, ma non media, né decide i contenuti dell’accordo. Se l’accordo preventivo invece esiste, questa via è possibile e la presenza di un solo avvocato semplifica le cose e accorcia lievemente i tempi, anche se poi il ricorso andrà depositato in Tribunale per avviare la procedura di omologazione della separazione e delle sue condizioni, con l’attesa del relativo provvedimento.3. La separazione consensuale in Tribunale con l’assistenza legale di due avvocati
Fino ad ora, abbiamo visto le ipotesi di separazione consensuale quando i coniugi sono stati così bravi da trovare da soli l’accordo, ma come accade il più delle volte la cosa non è così semplice, soprattutto quando ci sono figli e questioni economiche aperte. La mancanza di un accordo raggiunto in autonomia dai coniugi ovviamente non impedisce di intraprendere comunque la via consensuale per mezzo dell’assistenza legale che opererà in questa direzione, prima di pensare di dover gettare la spugna e affidarti alla via giudiziale. Ciascuno dei coniugi sceglie il proprio avvocato ed espone le proprie ragioni, affidando ad esso il compito di interloquire con la controparte per trovare un accordo. Di norma questa modalità dovrebbe essere seguita anche quando i coniugi partono agguerriti con l’idea della via giudiziale. Ovviamente, in questo contesto e con questi presupposti, non è detto che l’accordo venga raggiunto e questo dipende molto da tanti fattori, a partire dalla effettiva disponibilità conciliativa delle parti e anche dall’approccio dei legali. Se l’accordo arriva, la procedura è la stessa della modalità precedente, nel senso che gli avvocati depositeranno un ricorso congiunto in Tribunale che verrà poi omologato. Questa può rivelarsi una buona via solo se l’accordo arriva in modo condiviso e realmente sentito dalle parti. Dico questo perché spesso non è così, nel senso che l’approccio non è sempre effettivamente conciliativo e si assiste ad un “balletto di botta e risposta” dove ognuno tira a prendere o a togliere qualcosa. Alla fine uno dei coniugi molla la presa e si arriva ad un accordo sofferto per tutti, con la grande quantità di stress che lo ha preceduto.4. La separazione consensuale con negoziazione assistita
Un modo alternativo all’ipotesi precedente è quello di affidare la separazione ad una procedura di negoziazione assistita dagli avvocati, con due vantaggi rispetto alla precedente via:- la finalità in questo caso è fin da subito conciliativa
- si salta il passaggio del tribunale
5. La separazione consensuale mediante la pratica collaborativa
Se i coniugi non hanno raggiunto l’accordo in autonomia, ma vogliono veramente trovarlo senza farsi male, esiste una via innovativa che nasce proprio per evitare tutti gli inconvenienti delle altre, cercando di contemperare in maniera concreta tutti gli interessi delle parti e facendo in modo che l’accordo non nasca per stanchezza, ma da una compartecipazione condivisa. Mi riferisco alla Pratica Collaborativa, nata in ambiente anglosassone ed entrata con grande piacere anche nel panorama italiano. La cooperazione effettiva è garantita dal fatto che la procedura viene seguita da avvocati che hanno ricevuto una formazione specifica in questo con l’acquisizione di competenze extra legali, relazionali e conciliative. Inoltre, questa particolare procedura consente di ottenere il supporto di altri professionisti esperti con approccio neutrale per dirimere questioni importanti di natura non legale. Può trattarsi di valutazioni sulle condizioni di separazione relative ai figli, affinché siano compiute scelte effettivamente nel loro interesse, come può trattarsi di questioni patrimoniali che potrebbero richiedere consulenze di stima o fiscali. Una volta raggiunto l’accordo la procedura si può chiudere in due diversi modi: depositando un ricorso congiunto in Tribunale contenente le condizioni concordate attraverso la pratica collaborativa oppure seguendo l’iter della negoziazione assistita che come abbiamo visto bypassa l’omologa del Tribunale. Da avvocato di famiglia, formata anche in pratica collaborativa, mi sento di dire che questa è la via consigliabile, quando l’accordo non c’è, ma esiste la vera intenzione dei coniugi di trovarlo ed è caldamente consigliata quando le condizioni di separazione coinvolgono questioni delicate e importanti che richiedono un livello di cura e di attenzione che in altre sedi non sempre trovi. Quello che ho appena descritto è il panorama della via consensuale con le sue 5 modalità diverse, da valutare caso per caso in base alla situazione concreta. La consulenza preventiva di un avvocato che conosce lo scenario ovviamente aiuta a seguire la via più adatta.Emanuela Massari
Avvocato di famiglia esperta di pratica collaborativa. Classe 1976, avvocato dal 2004. Il suo modo di lavorare è orientato al perseguimento di una giustizia sostenibile con il minor impatto emotivo possibile per le persone coinvolte. Si adopera per sensibilizzare sulla prevenzione della lite e sui vantaggi di un buon accordo. Non a caso ha scelto di specializzarsi nella Pratica Collaborativa e nella Negoziazione. Pensa che sia meglio cooperare, anche tra professionisti, per la giustizia piuttosto che affidarsi all’incognita della giustizia tradizionale. Tutto questo per lei è crescita e si traduce in maggior tutela di tutti coloro che assiste.Instagram
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- Separazione: come comunicarla ai figlidi Famigliainaspettata
Articolo a cura di Elisa Benzi, mediatrice familiare.
Le parole per dirlo…
Giulia non sa ancora che mamma e papà tra poco non vivranno più insieme. Sa che non vanno d’accordo, che si sta più tranquilli quando si è solo con uno dei due. Papà la porta al parco, le presenta un’amica. Anche lei ha una bambina. Con lei papà non litiga.
Michele vuole che mamma e papà facciano la pace. A volte ha paura quando sono arrabbiati: urlano forte e fanno gli occhi duri. Succede che papà vada via sbattendo la porta.
Luca e Irene non sanno dove è andato a vivere papà. La mamma gli ha fatto la valigia e lui è uscito. Torna a cena quando mamma va a pilates e sta con loro finché si addormentano. Luca non vuole dormire, perché poi papà va via e ha paura che non abbia un posto sicuro dove andare.
Giada è arrabbiata, non capisce che cosa le hanno detto e che cosa succederà: papà e mamma si vogliono bene in un modo diverso (un modo strano, non si sorridono mai), non possono più vivere insieme e va bene così (ma mamma ha pianto quando papà lo diceva), hanno bisogno di stare un po’ lontani (però cenano insieme e papà resta a dormire sul divano), saranno sempre uniti perché lei è importante (ma litigano sempre per causa sua)…
Ho scelto nomi di fantasia e ho raccontato storie vere.
Osservare attraverso gli occhi e le parole dei figli è importante.
Bambine e bambini che guardano e ascoltano quello che mamma e papà fanno e dicono.
Bambini spettatori di un conflitto che non si risolve e porta a una rottura.
Bambini che non si orientano, che intuiscono ciò che si spazza sotto al tappeto e non lo capiscono, che interpretano i silenzi, che ricevono parole confuse dai toni cupi, piene di delusione e paura, parole che scottano per la rabbia.
Trovare le parole giuste da dire è faticoso.
Quando una relazione di coppia si interrompe, le parole faticano a dire ciò che è successo e sta succedendo. Inciampano mentre tentano di definire che cosa sarà. È naturale che si faccia fatica a sceglierle e a coordinare un discorso chiaro e sincero, perché spesso non si ha chiarezza e si provano sentimenti forti, a volte ambivalenti.
Eppure le parole ci sono alleate: ci permettono di costruire la realtà che condividiamo con gli altri e di collaborare per organizzarla. Per questo sono importanti e vale la pena di accrescere la nostra consapevolezza nel cercarle con responsabilità in modo che siano più efficaci.
Può essere difficile, difficilissimo. Può rivelarsi molto utile non farlo da sole, da soli. Può essere di aiuto cercare un aiuto competente, professionale.
Separarsi è un percorso con un arrivo: una nuova dimensione per la propria famiglia. Un viaggio cui riconoscere un valore, anche se è complicato e doloroso. Si sceglie di intraprenderlo quando è giunto il suo tempo, non prima, non dopo.
Vale la pena investire nel compierlo al proprio meglio proprio quando ci sono bambine e bambini che guardano, ascoltano, attendono parole che traccino la via da percorrere.
È in arrivo un nuovo percorso per accompagnarti.
Modulo per iscriverti
3 incontri che si terranno online su zoom dalle 21:30 alle 23 circa (orario in cui probabilmente i figli dormiranno e se non sarà così tranquilla/o potrai rivedere la registrazione per un anno).
L’obiettivo di questo percorso è quello di portarti ad affrontare con più serenità questa tematica con i tuoi figli, di accogliere le loro domande, avere risposte e sapere cosa dire.
Il percorso è aperto per massimo 15 persone così da dare la possibilità a tutti di condividere, fare domande e portare riflessioni.
Come si suddividono i 3 incontri?
Il 9 novembre affronteremo, come prima cosa, ciò che significa per noi adulti separarsi. Questo perché tutto ciò che abbiamo dentro rispetto a questo viene fuori dalle parole, dai modi, dalle azioni e si riflette sui nostri figli. Ci sarà poi lo spazio per la condivisione e con l’aiuto di un esercizio concluderemo l’incontro portandoci a casa consapevolezza in più.
Il 16 novembre il focus sarà proprio su loro: i nostri figli. Elisa leggerà delle lettere scritte da figli di separati per portare degli esempi che aiuteranno meglio a metterci nei loro panni. Concluderemo sempre con lo spazio libero per le condivisioni.
Il 23 novembre parleremo di possibili strategie e strumenti utili per affrontare il momento in cui si affronterà il tema della separazione con i propri figli e come gestire future domande o “lamentele”. Come sempre finiremo con la condivisione.
Alla fine del percorso ti renderai conto di aver acquisito nuovi strumenti e di saper valorizzare di più le risorse che hai e avrai a tua disposizione e che potrai utilizzare e richiamare al bisogno.
Modulo per iscrivertiElisa Benzi
consulente e mediatrice familiare e conduttrice di gruppi di parola per figli di genitori separati.
Da anni si occupa delle famiglie in fase di separazione, ascoltando con curiosità le ragioni di ciascuno, perché ha a cuore il benessere di tutti.
Aiuta, nei momenti di crisi e di cambiamento, a ritrovare i propri equilibri individuali e familiari; a individuare strategie sostenibili, soluzioni utili, percorsi alternativi a quelli legali e giudiziali. Offre il suo sguardo per meglio illuminare le vie che ciascuno sta percorrendo e quelle che ha l’opportunità di percorrere.
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- Come ho affrontato l’elaborazione della mia separazione.di Famigliainaspettata“Come ho superato la mia separazione?” Me lo hanno chiesto e me lo sono chiesta più volte, aggiungendo un pezzo in più di consapevolezza dopo ogni mia risposta. Così oggi posso rispondere con 4 parole che sintetizzano il mio percorso. Il coraggio, la scelta, la responsabilità e la fiducia. Non sono esattamente in ordine, ma una senza tutte le altre non mi avrebbe mai portato dove sono ora. Inizio con il raccontarti che è stato “grazie” alla separazione che io ho finalmente deciso di farmi aiutare da una professionista. Eppure di problemi gravi nella vita ne ho avuti parecchi, l’ho raccontato poco tempo fa in un post sul mio profilo da coach: “ognuno di noi ha il suo personale percorso di vita”. Funziona così per tutti, arriva un momento in cui diventa necessario. Per me quel momento è stato la separazione da Ema e il fatto di ritrovarmi da sola a 36 anni con una bambina di un anno.
Il coraggio di affrontare un evento come la separazione
Un giorno non esattamente identificato ho preso coraggio e ho cercato un aiuto psicologico per affrontare la mia separazione. Con lei, e successivamente con una mediatrice familiare, ho affrontato molti altri temi che mi preoccupavano e non avevo idea di come gestire. Come per esempio spiegarlo a Chloe. Proprio su questa grande domanda “Come parlare della separazione ai figli” ci sarà un nuovo progetto. Lo presenteremo in un incontro online il 17 ottobre alle 21:30. Per partecipare entra e iscriviti. Potevo non farlo, potevo continuare come avevo fatto fino a prima gestendo come potevo anche questo, ma per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Entrare in profondità rispetto al mio fallimento mi terrorizzava. Ma non avevo alternative. Per me era troppo da gestire emotivamente, psicologicamente e anche a livello pratico. Non ero più io da sola con le emozioni da gestire e il lutto da elaborare. Avevo una bambina di un anno e un ex con cui condividere la genitorialità per sempre. Ho dovuto davvero farmi coraggio ad aprire quel vaso di pandora, ma mi è servito moltissimo a stare meglio. Non ero più sola contro il mondo e con tutto il peso sulle mie spalle.Potevo fare diverse scelte rispetto al momento che stavo affrontando per la mia separazione.
Parlando con amici, conoscenti e persone che mi seguono o con cui sto lavorando la scelta della professionista adeguata è un tema ricorrente. Non è semplice capire a chi affidarsi e da chi andare prima. La maggior parte delle persone alla parola separazione abbinano l’avvocato. Io decisi di andare invece da una psicologa. Con le emozioni che stavo vivendo e con l’enorme senso di fallimento che provavo per la mia famiglia sfumata così velocemente, l’avvocato non mi è sembrato il professionista adeguato a quel momento. (Se ti interessa il tema del fallimento abbinato alla separazione puoi acquistare il nostro libro “La separazione non è un fallimento” dove vengono affrontate le fasi della separazione attraverso le parole di Giulia Schena psicologa e psicoterapeuta e attraverso le storie delle persone che ho intervistato) La scelta di elaborare la mia separazione prima di affidarmi ad altri professionisti è stata quella che ha salvato la nostra famiglia inaspettata. Se fossi andata in quello stato da un avvocato non so cosa ne sarebbe venuto fuori sinceramente. Non lo sapremo mai perché io ho scelto diversamente e per noi è stato molto funzionale nel lungo termine.
Ho lavorato su me stessa prima di immaginare la prospettiva di essere comunque una famiglia nonostante la separazione.
Fare un lavoro personale su me stessa mi ha permesso di diventare molto più consapevole di come erano andate le cose, di prendermi le mie responsabilità e con il tempo di togliermi il senso di colpa rispetto alla scelta che avevo fatto. Io mi sono presa la responsabilità di cercare la mia serenità e il mio equilibrio nonostante la situazione.Non potevo cambiare altro, se non quello che dipendeva da me ed era in mio potere. Non avevo controllo sul mio ex, non avevo controllo sul passato, non potevo decidere come sarebbe stato il futuro, se non tramite le mie azioni e pensieri. È stato uno dei momenti più complessi della mia vita. Si sente tanto parlare del lavoro su se stessi, di quanto serva, di come porti a stare meglio. Ma nessuno ti dice chiaramente quanto cavolo è difficile. Siamo così abituati a puntare il dito sugli altri, a giudicare ciò che non viviamo in prima persona che dover portare lo sguardo verso se stessi risulta faticoso e scomodo. Però se non lo fai non avrai mai il potere e il controllo della tua vita. Saranno i fatti e gli eventi a farlo al posto tuo e continuerai a girare come una trottola nelle stesse dinamiche e fatiche facendo come sulle montagne russe ogni volta che qualcun altro deciderà qualcosa al posto tuo.
Cosa mi sono portata a casa dal lavoro su me stessa dopo la separazione?
In questi anni, un piccolo pezzo alla volta, ho preso davvero in mano la mia vita. Attenzione non sono mica arrivata, sto ancora camminando in quella direzione. Credo non smetterò mai. Perchè guardarmi dentro grazie al supporto, all’accompagnamento e all’aiuto di validi professionisti oltre agli studi che ho fatto e continuo a fare (ora sto facendo un master in ciclicità e un’accademia di life coach con Orme di Luna) mi ha permesso di avere fiducia. Fiducia nelle mie capacità. I momenti complessi continuano e le difficoltà anche. Se non fossi consapevole delle mie capacità e non avessi fiducia in me stessa non potrei affrontarli come faccio ora. È semplice? NO. Rimane sempre complesso affrontare eventi e ostacoli nella vita, ma avere consapevolezza in se stessi e conoscere i propri limiti permette di concentrare e direzionare le energie verso qualcosa che serve. Conosco la sofferenza e il dolore e ci so stare. Ne ho voglia? Ma no, certo che no. Ma conosco la differenza nella scelta tra affrontarlo, entrarci ed elaborarlo e il metterlo sotto un tappeto e tirare dritto. Fino ai 36 anni io ho messo sotto andando dritta per la mia strada. Ora sono 5 anni che ci entro e per la mia personale esperienza ne esco sempre che sto meglio. Io scelgo di avere il coraggio di essere responsabile della mia serenità e di avere fiducia nelle mie capacità di gestire la vita e gli eventi nel modo migliore possibile per me. (Ti ricordo che questa è la mia personale esperienza e che non è una ricetta valida per gli altri. Io con questo articolo ti ho solo raccontato come sono andate le cose per me) A presto Benedetta - Lo spot della pesca di Esselunga sulla separazione: cosa tenere e cosa no.di FamigliainaspettataArticolo a cura di Benedetta Petralia con la collaborazione di diversi professionisti. Lo spot della pesca ha portato alla luce diversi aspetti interessanti, ma oggi, in questo articolo ci focalizzeremo solo su alcuni punti provando a portare riflessioni e sguardi diversi. Ci sarà il mio sguardo, quello di altri professionisti, quello dei genitori e dei figli. Ricordiamo che sono solo pensieri e opinioni, non ci sono verità assolute, ma si riflette insieme su quello che ha smosso.
Quale riflessione possiamo fare rispetto alla narrazione della separazione fatta nello spot della pesca?
I punti principali sono:- Strumentalizzazione della sofferenze e del senso di colpa come leva di marketing;
- stereotipi e narrazione negativa
- il ruolo della bambina
- portiamo la riflessione su noi stessi
La strumentalizzazione della sofferenza di una separazione
Il marketing, si sa, ha un obiettivo, avvicinare al brand le persone. Ma come in ogni situazione ci sono diverse possibilità. Loro hanno scelto quella di far leva su emozioni come il senso di colpa e la tristezza. È stata una loro scelta. Potevano farlo in maniera differente e dare un messaggio diverso. Tecla Biotti, life&sex coach, porta nelle sue stories delle possibili alternative di raccontare una separazione. Dice: “Esselunga poteva anche mostrare una narrazione in cui la bambina chiedeva alla mamma di comprare una pesca per il papà e poi nel momento in cui il padre veniva a prenderla scendere insieme alla mamma e darla assieme.” Poteva avvicinare comunque le persone al marchio ma portare anche una visione più funzionale della separazione. Il marketing esiste, ma si può scegliere come utilizzarlo. Sicuramente la pubblicità ha fatto molto parlare (e forse questo era l’unico l’obbiettivo)Separazione e stereotipi
Come in ogni aspetto della vita umana che evolve nel tempo ci sono stereotipi e pregiudizi. Anche la separazione ne è piena e io, insieme ad altri professionisti stiamo lavorando molto per portare una narrazione più vicina alla realtà, piuttosto che improntata sul racconto negativo e poco migliorativo nella vita delle persone che spesso ancora si usa. Nessuno di noi nega che nella separazione ci sia sofferenza e dolore da parte di tutte le persone coinvolte, ma se si vuole portare un valore aggiunto nella vita delle persone la riflessione va portata su altri aspetti: quelli che hanno il potenziale di poter smuovere qualcosa nelle persone verso un miglioramento e portarle a flagellarsi per una scelta passata o complessa da prendere. Ricordiamoci che del passato non possiamo cambiare nulla, ma nel presente e per il nostro futuro si. Quindi la domanda che mi sono posta è “Qual è il valore aggiunto che può dare questo spot riguardo al tema della separazione?” Di per sé lo spot, a mio avviso nulla, ma qualcosa di importante lo ha fatto: Ha toccato nel profondo moltissime persone e in maniera differente:- c’è chi si è sentito rappresentato da questo spot che finalmente non racconta solo ed esclusivamente la famiglia perfetta;
- c’è chi si è sentito toccare nel profondo e ha provato sensi di colpa e dolore immedesimandosi in uno degli attori dello spot.
Il ruolo della bambina nello spot dell’Esselunga
Mi sono confrontata con alcuni professionisti, con voi genitori e con alcuni figli di separati e in molti abbiamo notato questo particolare: il ruolo che ha la bambina in questo spot della pesca. Ha un ruolo di mediazione e di ponte tra due genitori che non hanno un dialogo. Come dice l’avvocato Alessandro Franceschini, esperto in diritto di famiglia,: “Lo spot della pesca sposta l’attenzione da un percorso che dovrebbero fare i genitori ad una sorta di responsabilità che si prende la bambina per cercare di riunire i genitori. Sembra che la figlia accorgendosi della totale mancanza di dialogo tra i suoi genitori usi la pesca per provare a farli tornare insieme” Un altro interessantissimo spunto di riflessione e domanda che forse Esselunga si sarebbe dovuta fare è: che effetto avrà sui bambini questo spot? Romina Schipano, mediatrice familiare e assistente sociale, dice: “Il mio primo pensiero è andato ai bambini che potrebbero, guardando questa pubblicità, sentirsi investiti del potere di salvare i propri genitori dalla separazione. Provando poi, se non ci riuscissero, immensa frustrazione. In generale lo spot porta un brutto messaggio anche politicamente parlando facendo passare la separazione come un fallimento, e un male. A volte la separazione è necessaria per non far crescere i figli nel conflitto. In più, nella pubblicità, la bambina è portavoce di una comunicazione probabilmente assente tra i genitori ed è il classico passaggio del bambino arbitro, bambino messaggero che viene utilizzato un pò nella comunicazione distorta in una famiglia separata.”Questo spot di Esselunga come spunto di riflessione e di sguardo su stessi stessi.
Ho letto molti post a riguardo. Punti di vista diversi, a volte opposti tra loro. L‘effetto che ha avuto nelle persone questo spot è quello su cui è importante focalizzarsi ora. Ha aperto una voragine. Da tutto quello che è emerso si palesa il fatto che riguardo alla separazione ci sia ancora molto da elaborare. Qui sotto alcune risposte che ho ricevuto dalle stories rispetto alla mia domanda: “cosa pensi dello spot della pesca?” “Tristezza e delusione per quella bimba” “Penso che aumenti i sensi di colpa di chi, come me ha deciso di separarsi” “I figli non sono mediatori familiari” “Sto valutando di separarmi e mi sono sentita un’egoista di m… (pressione sociale ne abbiamo?” “Mi sono sentita investita di senso di colpa e pietà” La separazione e il divorzio, per quanto molto comuni (chiunque di noi ha una separazione in famiglia o tra amici) hanno bisogno ancora di molto lavoro e elaborazione nelle singole persone. La separazione è, si un fatto che riguarda le famiglie, ma spesso ciò che rende impossibile cambiare o migliorare qualcosa è che ci si focalizza sulla coppia, ex coppia. Se ognuno di noi, singolarmente, facesse qualcosa verso un miglioramento, cosa succederebbe? Prova a riguardare lo spot e notare cosa ti tocca dentro. Quello è importante, a prescindere dal fatto che lo spot ti sia piaciuto oppure no. Quello che ti sta toccando è ciò su cui è importante volgere il tuo sguardo. Ringrazio tutte le persone che mi hanno scritto e dato il loro punto di vista e pensiero a riguardo. Avere la possibilità di ascoltare voci diverse permette di ampliare lo sguardo sul tema. Ringrazio tutti i professionisti che hanno dato un loro parere e con cui mi sono confrontata. Ne cito alcuni qui sotto, che trovate anche nell’articolo con il loro spunto di riflessione e pensiero. (cliccando sul nome trovate il loro profilo Instagram) Tecla Biotti, Life & Sex Coach. Alessandro Franceschini, Avvocato esperto in diritto di famiglia. Romina Schipano, mediatrice familiare e assistente socialeBenedetta Petralia
Coach e Consulente del cambiamento. Accompagna le persone nei cambiamenti di vita, soprattutto nella separazione (nel periodo precedente, durante o dopo) portando l’attenzione sul momento attuale e accompagnando nel raggiungimento di obiettivi realistici e migliorativi. Affiancando o mandando i propri coachee da professionisti idonei dove il coaching non risulti adeguato o sufficiente alla persona.Instagram
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