Io credo che questa tossicità  innanzitutto arrivi da una solida base di menefreghismo nel senso più ” buono” del termine e da una scarsa analisi dell’essere umano.

Purtroppo, siamo abituati ad una società che vive il pensiero come sogno, quindi surreale oppure semplicemente come qualcosa di totalmente distante da ciò che è la fisicità dell’essere.

Ho avuto un bellissimo scambio con Khadija riguardo a questo argomento (lacoacholistica) qui un suo articolo sull’importanza delle parole.

Il sentire e la razionalità.

Con questo intendo dire che siamo troppo abituati a distaccare quello che realmente sentiamo emotivamente da quello che la razionalità ci impone.
Credo purtroppo che la tossicità e tutte le varie patologie che spesso  vengono attribuite,( narcisismo, depressione  etc, usati a sproposito a volte anche agli addetti ai lavori) in questo momento storico, nascano proprio dalla razionalità non dall’emotività.

Probabilmente partiranno un sacco di vaffa dopo questa mia uscita tuttavia, con un sano non “menefreghismo”  paradossale cercherò di spiegarmi.

Nel momento in cui vedo mia figlia che rischia di  soffocare, non sarà mai la razionalità a farmi fare la cosa giusta ma sarà il mio istinto e la mia emotività a prenderla e fare di tutto perché quel pezzo di cibo esca dalla sua bocca.

Nel momento in cui soffro come un cane perché mi manca una persona nonostante possa avere razionalmente degli atteggiamenti poco congrui a quello cui generalmente le persone o me medesimo si è abituati, impongo al mio essere qualcosa che va contro la natura e, la natura, non è razionalità se non per una piccola parte.

A cosa dovrebbe servire la ragione?

La ragione dovrebbe servire a dare ordine all’emotività.
In realtà purtroppo, la “tossicità del pensiero”, nasce proprio dall’esatto opposto.

Vediamo una realtà, l’emotività agisce per farci vivere quell’onda nella totale incertezza di ciò che possa accadere, scatta la razionalità e da lì obblighiamo il nostro essere a fare qualcosa che vada contro l’istinto più puro. Sabotiamo.
Cosa esiste di più facile se non allontanarsi dalla fatica ?

Sabotiamo l’istinto.

Questo perché siamo obbligati a timbrare un cartellino, che non è emotivamente accettabile.

Questo perché siamo convinti che per essere riconosciuti si debba arrivare razionalmente a seguire delle Mode, che non è moralmente accettabile per la nostra costruzione.

Questo perché ci auto convinciamo che pensare o agire in delle maniere incongrue per la nostra società, che non ha idea di che cosa sia” l’emotività reale” (basti vedere  non esistano più famiglie) è rischio e quindi, spaventa.

Il controllo su noi stessi, sulle nostre giornate, sui nostri minuti e sul nostro inesorabile secondo fa parte della malattia più grave: un malsano e finto senso di benessere.


Pensiamo che avere il compagno o la compagna perfetta voglia dire non avere mai problemi molto gravi.


Abbiamo creato nella nostra società in perdita morale e culturale, una caterva di altri Dei molto più subdoli di quelli che potevano avere i nostri antenati.


Ad oggi i nostri Dei, non ci raccontano storie per poter sognare; ci fanno andare ad eventi, poi nelle  aziende (e negli stessi eventi aziendali generalmente molto ” cinepanettone”), ci fanno seguire corsi su corsi e terapie con ” professionisti” che forse a volte dovrebbero studiare un pochino meglio l’essere umano, non la nozione.

Emotività e istinto.

Non è di certo una laurea o una certificazione che possano definirci “missionari” nei confronti dell’uomo.
Molti dovrebbero analizzare le proprie frustrazioni, forse.

Conosco molte persone rovinate più dei terapisti che dall’emotività che la nostra mente meravigliosa e il nostro cuore pulsante ci possa dare.

Tutti i grandi personaggi della storia, anche quelli che citiamo su Instagram spudoratamente, non avevano come principio di base la razionalità ma vivevano totalmente all’interno dell’emotività e dell’istinto.

Hanno sofferto?

Moltissimo, arrivando al loro obiettivo: godere di quell’unica cosa che li facesse sentire bene nonostante sia stata difficilissima da ottenere.
Il pensiero tossico nasce proprio da questo: escludere totalmente l’emotività e far vincere quella parte drammatica che nella nostra società si chiama razionalità e che spesso confondiamo con non il  voler avere un problema.

Dare spazio all’emotività vuol dire scoprirsi e capire esattamente cosa le nostre viscere desiderino nonostante le difficoltà.

Emanuele Serra (famigliainaspettata)