Non vuoi leggere? Ascolta l’articolo! Clicca qui (Voce e interpretazione Valentina Gaudesi)
È molto complesso descrivere ciò che ho provato nel passato di figlio di separati, poiché la memoria
dovrebbe fare uno sforzo ed un sacrificio non indifferente per ricordare i dettagli.
Parlo di dettagli perché mi pare inutile dire che si soffra con mamma e papà lontani, litigiosi e magari
dove non esiste alcun tipo di rapporto se non quello formale; dove esisteva (e in alcuni casi vive ancora)
il pregiudizio della “separazione”, e della “famiglia rovinata“, da parte di compagni, relative famiglie,
maestre etc.
La mia storia da figlio di separati
I miei genitori si sono separati quando avevo circa l’età di Chloe (tre, quattro anni)
Non ho ricordi, se non sfuocati, dei miei assieme anche se i pochi che riaffiorano, non sono sereni.
Erano molto giovani i miei ed hanno preso delle scelte sicuramente molto avventate, senza dimenticare
che erano gli anni 80 con delle famiglie da un lato molto complesse, dall’altro degli oracoli di salvezza per
un bambino confuso e con poca stabilità.
Sono cresciuto con i nonni paterni che hanno fatto un lavoro straordinario non facendomi mancare nulla e
cercando di rimpiazzare al meglio delle loro possibilità la mancanza di una “famiglia tradizionale“.
La nonna materna era sempre presente . Ho avuto degli zii stupefacenti e, infatti, non mi è mai mancato
l’amore.
So benissimo quanto mi amassero e quanto mi amino tuttora anche mamma e papà tuttavia, la
loro età non ha di certo giocato a loro favore nel farmelo sempre capire nel quotidiano.
Mio padre studiava e lavorava, mia madre stava cercando in qualche modo di ricostruirsi una vita.
Non parlavano tra di loro se non in rare occasioni.
Non ricordo una festa di compleanno tutti assieme; ne facevo sempre due.
Ho fatto due comunioni, due cresime, due Natali, due Pasque fino all’arrivo dei nuovi compagni.
Da quel momento ho iniziato a farne sempre di più.
Nel mio essere e nella mia costruzione sono stato fortunato, ho avuto modo di vedere molti volti e avere molti consigli.
Cosa penso della mia esperienza
Ho avuto modo di essere coccolato e di essere amato; non è poco ma non abbastanza da poter creare la serenità giusta per affrontare gli anni più complessi come l’adolescenza.
Ho criticato e a tratti odiato i miei per come hanno gestito la mia crescita per certi aspetti e, a distanza di
tempo, mi rendo conto di quale fosse il loro vero limite da separati: la comunicazione.
Inutile entrare nei particolari del singolo perché non avrebbe senso.
Non parlavano di cosa fosse giusto o sbagliato ma (mi riferisco agli anni di elementari e medie. Dalle
superiori in poi, servirebbe un altro articolo) esisteva sempre una forma sottile di odio e guerra dove io
fungevo da linea di confine. Troppa responsabilità.
Hanno avuto la fortuna di avere delle famiglie disposte a tenermi in casa con loro e prepararmi la colazione,
portarmi a scuola e a catechismo, farmi fare sport, portarmi in vacanza o nella casa in montagna nei weekend.
Io non ho questa fortuna ma ne ho altre.
Ad oggi mi rendo conto che il limite dei miei genitori vissuto sulla mia pelle, ha creato in me molta più
volontà di essere presente con Chloe e con Benedetta.
Cosa ho imparato da tutto questo
Da separato, non ho voglia di triplicare i compleanni di mia figlia se non per necessità.
Non ho voglia di parlare male di Benedetta a nessuno ma anzi, la difendo. Difendere l’ex, vuol dire
difendere la sua condizione e, in quella condizione, c’è mia figlia.
Nonostante si possano commettere errori più o meno gravi in coppia, una volta separati e con dei figli,
credo che le uniche vittime in ogni gesto compiuto siano sempre loro, i nostri figli.
L’unica cosa che ora mi viene da dire è GRAZIE.
Grazie papà per l’amore che in me hai creato nei confronti dell’arte, la cultura e il non accontentarsi.
Grazie mamma per l’amore che mi dai e per tutti gli sforzi che stai facendo ed hai fatto nel recuperare quel
rapporto che non avevamo.
Deve svanire l’odio o la lamentela e trasformarsi in arte.
Chloe ha bisogno di evolversi e quindi, per finire, ho sofferto per i miei? Si, come un cane senza avere le
giuste e serene atmosfere per affrontare quella condizione. Ho capito che senza tutto questo vissuto, non sarei io e non mi verrebbe ora di pormi il dubbio più sano del mondo: cosa posso cambiare per vivere meglio?
Commetto e commetterò un sacco di errori ma non li temo.
Emanuele
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