Articolo a cura di Tecla Biotti.

Lo ammetto, quando ho iniziato a ragionare su questa domanda, la prima immagine mentale che mi è arrivata nella testa, è stata quella delle balle di fieno che rotolano nel deserto.

Quando io ed il mio ex compagno ci siamo ritrovati a dover compiere questo tipo di scelta, abbiamo cercato in modo quasi morboso il “Come”, non capendo, in buona fede, che per arrivare alla risposta, dovevamo partire da un punto precedente: il “Cosa”. In che senso, ti starai chiedendo.

La risposta, forse è più banale di quello che potresti aspettarti: Cosa siamo disposti a fare per far funzionare questa nuova realtà familiare? Cosa vogliamo portare alle nostre figlie? Che messaggio vogliamo trasmettergli?

Rispondere a queste domande, invece, non è affatto scontato!

La realtà infatti ci dice che spesso questa scelta viene presa più per costrizione (spesso per motivi economici) che per volere reale di entrambi. Dunque queste domande vengono spesso e volentieri evitate, fino a che non diventa impossibile, se non inevitabile, dover cercare una risposta.

Quando abbiamo scelto di fare i separati in casa io ed il mio ex compagno Andrea, avevamo bene in mente solo una certezza: l’amore per le nostre figlie. Ma l’amore da solo, non basta. Mentirei se affermassi il contrario, ed essendoci una separazione di mezzo, è già ovvio di per sé che l’amore non basta, spesso.

Altra cosa ovvia, è che le risposte a quelle domande, non possono essere uguali per tutti/e, quindi non troverete qui la risposta unica e vera che vale per tutte le situazioni, ma vi racconterò in modo schietto e sincero quello che è stato per noi, e il “Come” a cui siamo arrivati da quelle risposte.

1. Cosa si è disposti a fare

Questa a mio parere è la domanda. Specialmente quando si hanno figli, non si può prendere questa decisione a cuor leggero, anzi!

Rispondere ad essa, è stata per noi la parte più difficile. Proprio perché all’inizio di una separazione, che sia voluta da entrambi (come nel nostro caso) o meno, è fisiologico che ci sia inizialmente una situazione di conflitto più o meno accentuata. Noi, esattamente come tutte le coppie che scoppiano, abbiamo avuto molte difficoltà inizialmente ad accettare e capire, che tutti i rancori, non facevano più parte di noi, ma della coppia che eravamo stati e che adesso non siamo più.

Quando abbiamo iniziato a capire ciò, è stato per noi abbastanza naturale guardarci ed ammettere l’un l’altro che da soli, senza un aiuto professionale esterno, non saremmo andati molto lontano. Così, ecco la nostra prima grande risposta: siamo disposti a farci aiutare ed a lavorare insieme e singolarmente per andare avanti in questa nuova realtà.

Facile? Manco per il ca…Cavolo.
Fondamentale? Assolutamente.
E da qui, passiamo alla seconda e terza domanda, che a me viene naturale mettere insieme, prima di passare al come.

2 e 3. Cosa vogliamo portare alle nostre figlie? Quale messaggio vogliamo lasciargli?

E qui entriamo in un campo ancora più minato, rispetto alla domanda precedente. Sì, perché qui si entra nella storia personale. Qui la risposta dipende da quello che si è vissuto in prima persona nella propria famiglia, in quello che vorremmo o non vorremmo replicare con i nostri figli.

Per me e Andrea, questa domanda è stata un nuovo punto da cui partire, ma non per tutti è così, quindi prendete la nostra risposta per quello che è: la nostra opinione, che non è la verità assoluta ed indiscussa! La prima premessa però, è che io e Andrea proveniamo da due famiglie molto diverse. “Il giorno e la notte” come direbbe mia nonna.

Io, figlia di separati, cresciuta in una realtà zero tabù, dove tutto era alla luce del sole e dove ogni membro della mia famiglia poteva esprimersi liberamente in qualsiasi argomento, modo e maniera.
Andrea, vissuto in una famiglia tradizionalista, in cui si è spesso sentito in gabbia e non capito, dove spesso la propria opinione personale era meglio tenerla per sé, perché tanto non sarebbe stata capita.

Ecco, vedendo questi due tipi di realtà, io e Andrea, non ci abbiamo messo molto a capire che quello che volevamo per le nostre figlie, fosse l’ambiente accogliente. Fatto di comunicazione assertiva e che potesse essere un porto franco, sempre, dove sentirsi amati e al sicuro. Dove anche se non si è d’accordo con l’opinione altrui, essa non venga screditata o derisa, ma ascoltata e compresa e magari comunque non condivisa.

Un posto dove le verità non spaventano, anche se qualche volta possono spaventare e sì, anche ferire, certe volte. Difficile da realizzare? Senza ombra di dubbio. Possibile? Assolutamente, se si è disposti a farsi il culo.

E ora, finalmente, arriviamo al fatidico “Come”.

Quando abbiamo delineato quello che volevamo per noi e le nostre figlie, abbiamo ovviamente iniziato a capire come realizzare il tutto, ed il primo passo, è stato tornare a fare terapia di coppia, da una psicoterapeuta specializzata in conflitti familiari e separazioni, e farci guidare in un percorso da una pedagogista per capire come comunicare al meglio la nostra decisione alle bambine, e come fargliela vivere al meglio.

Detta così, potrebbe anche sembrare facile, ma ti posso garantire che non lo è stata affatto… Prima di giungere al nostro attuale “Come”, il viaggio è stato ed in parte lo è tutt’ora, in salita. Entrambi i percorsi, ci hanno parallelamente guidato in quella che è la nostra nuova realtà. Fatta di ascolto, comunicazione assertiva e, più di tutto forse, appoggio.

Grazie al percorso con la psicoterapeuta abbiamo imparato a gestire al meglio i conflitti, a “litigare bene”, cosa che prima non sapevamo assolutamente fare (se non ci credete, chiedete ai nostri poveri vicini di casa). Con la pedagogista invece, abbiamo capito e messo in pratica delle strategie per comunicare e far vivere serenamente questa nuova fase alle bimbe.

Tutto ciò, ci ha portato ad una coabitazione che definirei da “Coinquilini universitari”, dove ognuno ha i suoi spazi, ma che non precludono il poter stare serenamente tutti insieme negli spazi comuni, o anche fare uscite tutti insieme.
Anzi, una delle cose che io e Andrea abbiamo riscoperto in questo tempo, è stato proprio uscire come amici e divertirci insieme con o senza le bimbe.

Ora, io lo so che probabilmente ti aspettavi una sorta di linea guida, una lista puntata o una mappa della separazione in casa tipo, e avrei potuto anche farla ma… Non ti sarebbe servita assolutamente a niente. Come ho ripetuto sopra, questo tipo di scelta,la separazione in casa, se la si vuole prendere in modo consapevole, pone delle domande le cui risposte non potranno mai essere riassunte in punti chiave.

Da quelle si può arrivare a mille mila modi diversi di “Come”. C’è chi sceglie di fare i “turni” in casa, chi come me e Andrea sceglie una realtà alla coinquilini amici, chi divide fisicamente l’appartamento in due spazi separati ecc, insomma qualsiasi “come” a cui arriverai, assicurati che sia il “come” su misura per te e la tua famiglia, e che rispetti i tuoi/vostri bisogni… Tutto il resto, come si suol dire, è noia!

Tecla Biotti

Operatrice Olistica Materno Infantile e Life Coach specializzata in Educazione Mestruale e Sessuale. Dal 2019 affronta sui social diverse tematiche tabù, dalla depressione post-parto alla ciclicità e sessualità femminile. Ha iniziato, da quest’anno, a scardinare tabù anche sulla separazione in casa, che vorrebbe portare come tema cardine dei suoi percorsi di Coaching.