Articolo a cura dell’avvocato Alessandro Franceschini
Cosa significa affido paritetico e cosa comporta rispetto al mantenimento?
Prima di tutto l'interesse del minore.
I provvedimenti che il giudice del conflitto familiare è tenuto ad adottare quando vi siano figli minori riguardano, generalmente, l’esercizio della responsabilità genitoriale da disciplinare nel modo più coerente con la realizzazione del preminente interesse del minore.
Ne consegue la necessità di stabilire la modalità dell’affido, la collocazione del minore, l’assegnazione della casa familiare.
L’affidamento paritetico consiste in una peculiare tipologia di affidamento dei figli in capo ad ambedue i genitori.
I minori, o maggiorenni non economicamente autosufficienti, vengono affidati a settimane alternate ad entrambi i genitori, i quali dovranno provvedere alle spese per il loro mantenimento nel periodo in cui sono collocati presso di loro.
Rimangono salve le spese straordinarie che sono ripartite tra i genitori nella quota del 50% cadauno.
Coinvolgimento di entrambe le figure genitoriali.
Si supera, pertanto, la concezione per cui i figli debbano necessariamente essere collocati presso uno solo dei genitori (di norma la madre) e all’altro spetti solo un diritto di frequentazione in giorni prestabiliti.
Un paritetico coinvolgimento di entrambe le figure genitoriali può restituire un’immagine di condivisa autorevolezza delle figure di riferimento.
Un segnale di rinnovata compattezza e uniformità educativa tra gli adulti, frutto di un superamento della pregressa devastante conflittualità.
La _ratio_ è quella di evitare, appunto, che uno dei due genitori rimanga escluso dalla vita dei figli ma possa continuare a vivere ed occuparsi di questi nonostante la crisi familiare.
Il Tribunale di Brindisi ha ritenuto tale affidamento da prediligere, tanto da renderlo automaticamente applicabile attraverso l’adozione di un protocollo di intesa stipulato tra l’ordine degli avvocati e la magistratura.
Alessandro Franceschini
Avvocato civilista esperto in diritto di famiglia. Si definisce “avvocato umano” perchè cerca con il dialogo, la comprensione e il confronto di accompagnare le persone in una situazione nuova e difficile.